Il Parco nazionale dell'Aspromonte sorge all'interno della Città Metropolitana di Reggio Calabria, prendendo il nome dal Massiccio dell'Aspromonte.
A seguito della Legge Quadro sulle Aree Protette (6 dicembre 1991) venne prevista la perimetrazione del parco, definita nel 1994 (che considerava un territorio di circa 76000 ettari) nonchè la suddivisione in zone: il Piano Regolatore, previsto nel 2003, venne approvato nel 2007.
Una successiva perimetrazione, portò le dimensioni del Parco Nazionale dell’Aspromonte agli attuali 64.153 ettari. Il territorio del Parco, prende il nome dal Massiccio dell’Aspromonte, che significa candido, bianco e risale alle popolazioni greche della costa ionica che ammiravano le candide formazioni montuose del massiccio. Il territorio del Parco è dunque situato fra il Mar Ionio e il Tirreno, dai quali dista pochissimo, e dalle sue vette sono perfettamente visibili l’Etna e le Isole Eolie. Nel Parco Nazionale d’Aspromonte è la natura a farla da padrona, con vette che sfiorano i 2000 metri e una grande varietà di specie vegetali che generano un’ampia biodiversità, grazie anche a condizioni climatiche particolarmente favorevoli. Si incontrano oleandri e tamerici ma è possibile osservare anche il pioppo nero, il salicone e l’ontano nero, grazie alla numerosa e abbondante presenza di corsi d’acqua. E’ facile ritrovarsi in meravigliose foreste di faggio, ma la spettacolarità di pinete immense e sublimi si deve al pino laricio, l’albero emblema dell’Aspromonte.
Il Parco ospita anche molte specie animali che trovano nell’Aspromonte l’habitat ideale, come il lupo che ha scelto la montagna aspromontana come rifugio, ma anche il gatto selvatico, il ghiro, il cinghiale e lo scoiattolo nero. Non è difficile ammirare anche volpi, lepri, tassi, ricci, faine e martore. Oltre ai percorsi naturalistici che consentono lunghe passeggiate rilassanti, per chi ama l’attività sportiva all’aria aperta è possibile raggiungere punti panoramici mozzafiato in mountain bike o a cavallo, sci e canyoning. Nei piccoli borghi presenti nell’area del Parco sono celati numerosi beni storici, artistici e archeologici, che meritano di essere visitati. I borghi antichi conservano tutto il fascino del passato, con i caratteristici impianti urbani formati da piccole case una attaccata all’altra e strette viuzze, piccole piazze, antiche chiese, palazzi nobiliari e affascinanti scorci panoramici. Pentedattilo, borgo semi abbandonato, è denominato dai cinque pinnacoli di arenaria simili a cinque dita che hanno dato origine al nome. Bova, paese in posizione panoramica, sovrastato dai resti di un Castello, ha un bel centro storico in cui si possono visitare la Cattedrale, la Chiesetta bizantina dello Spirito Santo, il Palazzo Mesiani e la Basilica di San Leo.
Gallicianò è il borgo che meglio conserva la lingua e le tradizioni grecaniche, anche nella musica e nella gastronomia. Gerace, affascinante cittadina, prezioso scrigno culturale, ha mantenuto inalterato il centro storico ricco di chiese, palazzi d’epoca e vani, un tempo abitazioni o botteghe, scavati direttamente nella roccia.
Stilo, baluardo della Calabria bizantina, ha una storia iniziata al tempo delle colonie greche nell’Italia meridionale resa ancor più affascinante dall’insediamento sul suo territorio di numerose “laure” del monachesimo orientale, la cui principale testimonianza è la Cattolica. Chiesetta a pianta quadrata con tre absidi rivolte a oriente e cinque cupolette, è stata costruita dai monaci basilani che in Calabria avevano trovato rifugio dalle persecuzioni. Monasterace, la greca Kaulon, possiede un immenso parco archeologico con reperti dell’antica città. L’attuale borgo è stato costruito sui resti di un castello medioevale. L’Area Grecanica conserva tuttora forti caratteri della civiltà magnogreca e bizantina, soprattutto grazie alla conservazione del Greco di Calabria, un idioma che viene classificato come dialetto del greco antico. I comuni che rientrano nel territorio del parco sono : Antonimina, Bagaladi, Bova, Bruzzano Zeffirio, Canolo, Cardeto, Careri, Ciminà, Cinquefrondi, Cittanova, Condofuri, Cosoleto, Delianuova, Gerace, Mammola, Molochio, Africo, Oppido Mamertina, Palizzi, Platì, Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, Roghudi, Samo, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, San Luca, San Roberto, Sant’Agata del Bianco, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Santa Cristina d’Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scido, Scilla, Sinopoli, Staiti, Varapodio.
Gambarie
(Gambàrî in dialetto reggino) è una località montana del comune di Santo Stefano in Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, ubicata a 1.310 m s.l.m., nel cuore del Parco nazionale dell’Aspromonte, a nord-est rispetto al centro di Reggio Calabria, in una delle più importanti aree protette d’Italia, sia per estensione che per valore naturalistico, faunistico e paesaggistico, nonché sede dello stesso parco.
Importante stazione turistica estiva, ma ultimamente anche in inverno grazie ai recenti nuovi impianti di risalita, alle sue piste (si scia vedendo lo Stretto di Messina, le Isole eolie e l’Etna), all’ambiente naturale ed ai suggestivi paesaggi, da qui hanno inizio alcuni percorsi di trekking provvisti di adeguata segnaletica, ad anello o diretti verso altri luoghi aspromontani, che offrono ai visitatori un’ampia scelta per difficoltà e durata.
Gambarie, il cui nome sembra derivare dal greco Kamparia, venne fondata attorno agli anni venti con la formazione del primo nucleo abitativo composto da boscaioli e pastori. A cavallo tra gli anni trenta e gli anni sessanta vennero a mano a mano costruite le prime ville per trascorrere le vacanze, i primi alberghi, la pista da sci e la seggiovia.
Flora
La flora dell’Aspromonte è molto variegata. Il parco dell’Aspromonte si estende per circa 3.300 km quadrati. Il bosco è costituito principalmente da abeti, faggi e pini secolari, inoltre è presente anche l’albero del castagno. Nel sottobosco si trovano fragoline, more, felci, asparagi, ciclamini, agrifoglio. Dopo le prime piogge autunnali è facile trovare funghi di diverso genere e tra quelli commestibili è facile imbattersi nel porcino. In alcune zone vicine al centro di Gambarie è presente sottobosco artificiale privo di vegetazione naturale.
Fauna
Tra i vari animali esistenti, soprattutto nella zona centro-orientale del massiccio, è presente ancora qualche esemplare di lupo. Altri mammiferi carnivori presenti nel bosco del Parco nazionale dell’Aspromonte sono il tasso, la volpe, la faina e la donnola. Vivono inoltre altri piccoli mammiferi, quali ad esempio lo scoiattolo o il driomio; quest’ultimo è un raro roditore molto simile al topo quercino e al ghiro (animale notturno dei boschi). Un altro esemplare di animale raro presente sul territorio del Parco nazionale è il gufo reale, il più grande rapace notturno d’Europa, che raggiunge un’apertura d’ali di 180 cm ed un peso di circa 3 kg. Nel parco è abbastanza diffuso anche il cinghiale. Infine è anche possibile incontrare il gatto selvatico, e lungo i corsi d’acqua la salamandra.
Monumenti e luoghi di interesse
• La piazza centrale: Al centro dell’ampia piazza Mangeruca è posta una fontana molto caratteristica, con base larga e quadrata costruita in pietra. Su essa è collocata una struttura in vetro, che crea l’illusione di una montagna, dalla cui cima sgorga l’acqua che dà alla fontana fascino e bellezza. Nelle giornate più rigide l’acqua congelata dà origine ad un interessante gioco di ghiaccio. Attorno alla piazza principale sorgono negozi ed hotel.
La chiesetta del Sacro Cuore
• La chiesa: A 300 metri dalla piazza principale è possibile visitare la chiesa del Sacro Cuore. Si tratta di una costruzione della metà dell’Ottocento che si apre su una piccola piazzetta.
• La pineta: Di fianco alla chiesa vi è una pineta al cui centro sorge una fontana risalente al 1954. La domenica, per molte famiglie, è il luogo preferito per il pic-nic.
• La fontana: è stata realizzata nel 2003 dall’architetto Gianluca Adami e dall’artista Corrado Sassi a seguito di un concorso bandito dal Parco dell’Aspromonte. Collocata al centro di piazza Mangeruca è particolarmente suggestiva in pieno inverno quando l’acqua che scende dalle lastre di cristallo ghiaccia dando luogo ad un’infinità di minuscole stalattiti. L’effetto complessivo è quello di un unico blocco di ghiaccio. Sulle lastre di vetro è inciso un testo tratto dalla Carta dell’Aspromonte. In estate la luce del sole proietta il testo a terra rendendolo leggibile.
• Il Cippo di Garibaldi: Distante solo 7 km dal paese c’è il Cippo di Garibaldi, tappa quasi obbligatoria per i turisti, dove si può vedere il maestoso albero caratterizzato da un ampio incavo in cui i compagni di Giuseppe Garibaldi lo fecero riposare quando fu ferito alla gamba. Nelle immediate vicinanze dell’albero sorge un piccolo mausoleo che ricorda le gesta dell’eroe.
• Monte Scirocco: con la seggiovia, aperta quasi tutto l’anno, è possibile raggiungere la sommità di monte Scirocco da cui, nelle giornate particolarmente terse, si gode un piacevole panorama che spazia dall’Etna alle Isole Eolie. Su monte Scirocco sono presenti le piste sciistiche.
• Il laghetto: Il laghetto “Rumia” si trova a circa 3 km dal centro del paese. Nelle sue acque vivono numerosi pesci e trovano ospitalità alcune oche.
L’albero a cui fu adagiato Garibaldi ferito
• I percorsi: Da Gambarie, attraverso numerosi sentieri escursionistici segnalati, è possibile raggiungere molti luoghi di interesse naturalistico tra cui le cascate del Maesano, la località Nardello dove sorge l’ex base americana, la cima di Montalto (1.955m s.l.m.), la località “Monumento di Nino Martino” ed il Santuario di Polsi.
Aspromonte
Le peculiarità geologico-geomorfologiche dell'Aspromonte sono tali da rendere la Montagna del Parco Nazionale dell'Aspromonte unica nel panorama geologico e geografico (e non solo per gli aspetti fisici) dell'Europa, tanto da delineare dei veri e propri "paesaggi geologici" che costituiscono singolarmente e/o in un'ottica sistemica "Geositi - Rete di Geositi - Geoparco". Solo per ricordare alcune delle emergenze geologiche e geomorfologiche, si possono citare la sequenza di plateaux o terrazzi marini e continentali dell'Aspromonte di Reggio Calabria, o le Valli delle Fiumare, come l'Amendolea , La Verde, Buonamico, Careri, Torbido, ognuna caratterizzata da qualche peculiarità paesaggistica, che le rende uniche come complesso e come singola unità fisiografica. Limitando il discorso all'aspetto fisico del territorio, queste valli sono di estremo interesse soprattutto per la loro geomorfologia e idrologia.
Di notevole interesse sono anche le Grandi Pietre (Pietra Lunga a San Luca) e Monoliti, molti dei quali possono essere identificabili come duomi di esfoliazione, di cui un peculiare esempio è il territorio tra S. Luca e Natile vecchio. Altrettanto importanti sono il paesaggio "dolomitico" a pinnacoli, torri e pareti calcaree di Canolo (Dolomiti del Sud guglie calcaree di Canolo), in cui però insistono numerose cave di inerti, le cascate, alcune importanti per salto e portata, che si trovano nascoste nelle profonde gole che circondano i pianali dell'Aspromonte, e ancora le rocce cristallino-metamorfiche, le miloniti delle aree di Samo e del Santuario di Madonna di Polsi, legate ad antiche shear zone e per finire le grandi frane gravitative e/o DPGV (Deformazioni Gravitative Profonde di Versante), che conferiscono al territorio delle connotazioni suggestive e singolari (Geosito Gerace).
Il Geoturismo esperienziale in Aspromonte si esplica nella fruizione di itinerari geologico-naturalistici e culturali integrati, rivolti a diverse fasce di utenti, in grado di coinvolgere il visitatore da un punto di vista emozionale e personale, aiutandolo ad immergersi ed immedesimarsi nella geodiversità e biodiversità della realtà locale. Il Geo-turismo esperienziale può essere visto come il piacere di immergersi (con i sensi, le emozioni e la mente) nella Terra di un qualunque luogo del pianeta, nella sua storia, nei suoi processi, nei suoi paesaggi, nella sua natura e cultura, alla scoperta e nelle esperienze delle relazioni uniche che legano i caratteri geologico naturalistici a quelli antropologico culturali, inducendo il visitatore a modificare, in senso positivo, i suoi atteggiamenti e/o comportamenti nei riguardi della conservazione delle risorse e della sostenibilità, per il benessere responsabile e consapevole del turista e delle comunità locali.
Le rocce, i minerali, i fossili, i suoli e le formazioni terrestri sono parte integrante della nostra natura. La distribuzione degli habitat, delle piante e degli animali dipende non solo dal clima ma anche dalla geologia e dal paesaggio (Mappa geologica 3D - Geoparco Aspromonte). Geologia e paesaggio hanno profondamente influenzato la società, la civiltà e la diversità culturale del nostro pianeta.
Il concetto viene espresso per la prima volta nella Dichiarazione Internazionale dei diritti della Memoria della Terra, stilata da un gruppo di geologi nel 1991 a Dignedes Bains.
"Il difficile racconto della storia della Terra risiede nelle rocce e nel paesaggio che si osservano presso la sua superficie; questo insieme rappresenta la "Memoria della Terra". Solo in questi siti, e solo lì, è possibile tracciare i processi che in migliaia di milioni di anni si sono succeduti e che hanno creato l'attuale aspetto del nostro pianeta, compresa l'evoluzione della vita in cui è inserita quella dell'uomo. Quello che è conservato negli affioramenti rocciosi e nel paesaggio è da considerare unico, e talora molto fragile. Per questo è necessario riflettere sul fatto che ciò che si perde di questo patrimonio non potrà mai essere ripristinato o ricostruito, ed è quindi necessario capire e procedere alla sua protezione."
Itinerari
Mammola - Fiume Torbido - Passo Sella - Santuario San Nicodemo - Passo Limina
Tempo di percorrenza: 4 ore
Segnavia: segnato n 101
L'Antico Sentiero dei Greci (n 101) corrisponde al percorso Mammola - Fiume Torbido - Passo Sella - Santuario San Nicodemo - Passo Limina; richiede 3-4 ore di cammino.
Da Mammola si prende la strada sterrata che costeggia la fiumara Torbido e che permette di raggiungere Passo Sella (fu questa l'unica via di comunicazione per gli antichi popoli della Locride e della Piana di Gioia Tauro). Si procede quindi per l'altopiano "Fossi di San Nicodemo", dove si trova il Santuario San Nicodemo del Bosco (703 m). Una comoda strada a fondo naturale porta da qui al Passo della Limina, a quota 822 metri.
Segnavia: segnato rosso-bianco-rosso e n 128
Ancora segni del passato ed esplosioni di natura sono protagonisti sul sentiero che va da Bova a Delianuova (segnavia rosso-bianco-rosso e n 128). Il percorso consente, con 2-4 giorni di marcia, di valicare l'Aspromonte dal versante ionico a quello tirrenico. Gli abitanti della colonia greca di Delia risalirono la montagna allo scopo di insediarsi in zone più protette dagli attacchi dal mare. Alcuni si stabilirono a Bova, altri valicarono il crinale per fondare Paracorio, vicino Pedavoli. Questi ultimi nuclei abitati caratterizzano oggi l'importante centro di Delianuova, che si affaccia sulla Piana di Gioia Tauro e sul Tirreno. Il sentiero tracciato dagli abitanti di Delia è servito fino alla metà dell'800 a favorire i contatti e gli scambi fra la gente di Bova e quella di Pedavoli, specialmente in occasione delle rispettive feste patronali. Oggi che esistono le strade rotabili, questo sentiero torna a vivere con tutta la sua storia per gli appassionati della montagna.
Tempo di percorrenza: 9 ore
Segnavia: segnato rosso-bianco-rosso e n 205
Il sentiero che conduce da Gambarie a Montalto (segnavia rosso-bianco-rosso e n 205, tempo 9 ore per l'andata e il ritorno) parte dalla statale 183, a 300 metri da Piazza Mangeruca. Sale alla sorgente Acqua della Face e alla Piazza Nino Martino, quindi scende verso la località Caddeo per poi risalire verso le radure di Materazzelli, e condurre infine ai piedi del Montalto. La cima di quest'ultimo, da cui si domina tutto l'Aspromonte, si raggiunge mediante un tragitto in lieve salita, ed è caratterizzata da una statua del Redentore e da un'altrettanto suggestiva rosa dei venti, entrambe in bronzo.
Segnavia: segnato rosso-bianco e n 116
Il percorso da Samo a Montalto (segnavia rosso-bianco e n 116), che congiunge la costa orientale dell'Aspromonte alla sua più alta vetta, è dedicato agli amanti della natura e soprattutto a chi è affascinato dalle tracce che l'uomo ha lasciato nei secoli con il suo lavoro e la sua storia.
Il primo impianto di Samo fu edificato da una popolazione d'origine greca nei pressi della costa; l'abitato fu in seguito spostato verso l'interno per meglio difenderlo dalle incursioni del mare. Dopo il '400 esso prese il nome di Precacore; distrutto dal terremoto nel 1783 e quindi ricostruito, fu abbandonato dopo il terremoto del 1908 e riedificato poco più a valle, dove si trova attualmente. Dal 1911 il suo nome è tornato Samo. I ruderi di Precacore si trovano poco distanti dalla costa: su un picco a circa 400 metri sul livello del mare, tra la fiumara La Verde e il vallone Santa Caterina. Il sentiero per Montalto, percorribile in due giorni, attraversa paesaggi quasi irreali, costituiti da dirupi e anfratti, da vallate profonde e fiumare impetuose, da picchi assolati e da boschi così fitti che la luce quasi non vi penetra.
Per andare dalla diga sul Menta alle cascate Menta-Amendolea (segnavia rossobianco - rosso e n 116, tempo 4 ore per l'andata e il ritorno), bisogna oltrepassare la fiumara Menta e salire per una strada sterrata fino a una biforcazione. Dopo aver girato a destra si prosegue per raggiungere un declivio; quindi si scende a uno spuntone, e si continua girando a sinistra lungo il sentiero di mezza costa. Poche centinaia di metri ancora e appaiono le cascate. Il sentiero è fra i più battuti pur non avendo come punto di partenza Gambarie. Il motivo sta nella brevità del percorso e nel meraviglioso spettacolo offerto dalle cascate. Alla loro base, la vasca naturale invita a un'immersione nelle giornate più calde.
Partenza: Monte dell'Orgiata (603 m)
Tempo di percorrenza: 4 ore
Segnavia: segnato n 112
Il percorso Monte dell'Orgiata - Rocce S. Pietro - Pietra Cappa è contraddistinto dal n 112 e si percorre in 4 ore. Lasciato Monte dell'Orgiata (603 m), facilmente raggiungibile da Natile, si arriva attraverso una strada mulattiera alle rocce di S. Pietro (qui si possono individuare antichi giacigli scavati nella roccia da eremiti basiliani). Procedendo in salita verso l'altopiano di Livadoce, s'incrocia il sentiero proveniente da S. Giorgio (nell'area di questo centro si trovano i resti di una chiesetta medievale); si gira allora a destra. Così ci si dirige verso Pietra Cappa, attraversando un lecceto fino a giungere al castello di S. Giorgio (677 m). Si segue quindi la pista che sale verso Serro Alto e, una volta incrociata la strada che giunge da Natile, si scende a destra verso il punto di partenza.
Tempo di percorrenza: 5 ore
Segnavia: segnato n 111
L'abbastanza impegnativo percorso circolare Platì - Piano Alati - Aria del Vento - Platì (sentiero n 11) richiede 5 ore. Lasciato l'abitato di Platì, si segue la pista verso località Palumbo; quindi si prosegue in direzione Passo Sava, costeggiando la fiumara di Platì e attraversando boschi di leccio e di farnetto. Attraversata la fiumara, si sale lungo il sentiero fino ai Piani Alati (1000 m). La pista si collega qui a quella forestale, volge a destra e attraversa fitte faggete fino a picco Aria del Vento (1204 m). Per tornare, s'imbocca la mulattiera che scende a Platì; essa si collega al sentiero dell'andata vicino la sorgente Corato.
Tempo di percorrenza: 4 ore
D'interesse storico-paesaggistico, il percorso circolare Samo - Precacore - Gole La Verde - Palecastro richiede 3-4 ore di cammino. Da Samo si raggiunge il ponte di Santa Caterina, lo si attraversa e si sale fino alla fontana della Rocca; quindi s'imbocca a sinistra il sentiero che porta ai ruderi di Precacore. Si sale fino alla chiesetta di S. Giovanni e si prosegue fra macchia mediterranea e boschi in direzione Giulia. Si raggiunge dapprima l'altopiano di Molia e poi lo spuntone delle rocce dette "Prachi" e "Timpa di don Brazzito"; da queste ultime si possono ammirare le gole della fiumara La Verde. Si torna indietro fino a immettersi nel sentiero mulattiero che conduce a Palecastro. Da qui si prende la strada carrabile che scende al vallone Santa Caterina, e si prosegue per quella asfaltata che sale fino a Samo.
Tempo di percorrenza: 6 ore
Segnavia: segnato azzurro e n 207
Il percorso che va da Gambarie a Piazza Nino Martino è detto Sentiero Azzurro (segnavia azzurro e n 207, tempo 6 ore per l'andata e il ritorno). Coincide con i sentieri Rosso e Giallo fino a Piani Quarti, poi sale a destra verso la montagna, e sfocia nel bosco in un agevole sentiero che, dopo qualche centinaio di metri, conduce a Piazza Nino Martino. Da qui si ammirano incantevoli panorami di Montalto, della Sicilia e dell'Etna. Oltrepassata Piazza Nino Martino, il percorso scende in direzione sud-ovest verso la sorgente Acqua della Face, e continua per Punta Scirocco e Gambarie. Nino Martino fu un temuto brigante del Seicento; le sue gesta portarono il terrore persino alla città di Reggio. Secondo una leggenda, per tanti anni ogni viandante lasciò cadere un sasso nel luogo in cui cadde il fuorilegge, e ciò finì per dare vita a quello strano agglomerato di rocce che caratterizza oggi Piazza Nino Martino.
Percorso didattico
Partenza: Centro visita dell'Osservatorio
Difficoltà: Nessuna
Gli alberi del Centro visita degli ex Vivai forestali in loc. Cucullaro di Santo Stefano in Aspromonte diventano un interessante percorso botanico: "Il sentiero degli alberi... da un piccolo seme ai grandi rami verso il cielo". Il percorso si aggiunge all'osservatorio per la biodiversità, all'area attrezzata per mini climbing, al mini circuito per mountain bike, all'area campeggio e ai laboratori e alle iniziative programmate dall'associazione che gestisce per l'estate la struttura.
Dai semi piantati alcuni decenni orsono dai forestali sono nati grandi alberi in parte tipici dell'Aspromonte ma anche altre specie esotiche e provenienti da tutto il mondo come le sequoie. L'itinerario si sviluppa in 8 tappe: si parte del centro visita dell'osservatorio, si prosegue fino ai "terrazzamenti" e l'area scout, fino a terminare nell'area giochi.
Il percorso didattico è costituito da cartelli segnaletici bilingue (italiano ed inglese), dove è possibile conoscere la biografia delle specie e le caratteristiche botaniche che accompagnano la visione diretta degli alberi presenti lungo il cammino. Nelle otto tappe si possono esaminare ben 21 specie arboree quali l'Abete Bianco, il Pino Laricio, esemplari di Castagno, Pioppo e Leccio, Larice e Ontani, un esemplare di Ippocastano si costeggia un filare di Chamachjparis, mentre sul lato destro si apre una vasta area che nel periodo estivo viene utilizzata dai gruppi scout come campeggio dove insistono dei gruppetti di Nocciolo, Acacia, Cipressi e degli esemplari di Sequoie, si incontra sul lato destro un filare di Betulle a delimitazione di una pineta, e infine si potranno osservare alberi di Agrifoglio, Faggi, Tiglio Selvatico nonchè un esemplare di Noce e un filare di Abete Douglas.
Da Gambarie alle Serre
Lunghezza: 120 Km
Segnavia: segnato rosso-bianco-rosso e n 206
I 120 Km che vanno da Gambarie alle Serre prendono il nome di Sentiero del Brigante perchè, al tempo delle colonizzazioni magno-greca e romana, costituivano un percorso battuto da ribelli, fuggitivi e banditi. Ancora prima fu invece un itinerario molto seguito dalle popolazioni sicanie e bruzio-lucane, per gli spostamenti lungo la penisola calabrese. Il sentiero (segnavia rosso-bianco-rosso e n 206) si sviluppa lungo la dorsale appenninica in direzione nord, e riveste importanza naturalistica oltrechè storica. Allo spettacolo incantevole offerto dalla natura, ad esempio con le cadute d'acqua del Marmarico, si alternano piccoli segni lasciati dall'uomo, come i resti di fortificazioni risalenti al 72-71 a.C., e altre tracce più evidenti quali la Certosa di Serra S. Bruno e la Cattolica di Stilo. Occorrono 6-8 giorni di marcia.
Tempo di percorrenza: 8 ore
Segnavia: segnato giallo e n 208
Per giungere da Gambarie ai Piani di Melia si segue il Sentiero Giallo (segnavia giallo e n 208, tempo 8 ore, per l'andata e il ritorno). Bisogna dapprima seguire il Sentiero Rosso fino a Piano Vadi, quindi procedere diritto verso la sorgente Acqua del Monaco e il suggestivo Passo delle due Fiumare. Si raggiunge poi una strada sterrata che porta con facilità ai Piani di Melia, che si trovano vicino alle pinete d'Aspromonte più conosciute: quelle dei Piani di Carmelia. Per tornare a Gambarie si può procedere verso sud, attraversare la fiumara del Cervo, salire fino al Puntone dell'Albara e poi scendere fino al ponte che porta quest stesso nome. Attraversato il ponte, il sentiero si riallaccia a sinistra al tratto già percorso all'andata.
Segnavia: segnato rosso-bianco-rosso, sigla SI e n 133
Il Sentiero Italia è un percorso che lega sud e nord d'Italia: si tratta di 5000 Km da percorrere a piedi in 350 tappe. Consente di conoscere una nazione fatta di rari paesaggi e di pittoreschi centri abitati, ignorati dal turismo convenzionale. In Aspromonte il Sentiero Italia parte da Reggio Calabria e tocca Gambarie, Polsi, il Lago Costantino, S. Luca, Pietra Cappa e Zervò. I tratti sono percorribili ciascuno con tre-sette ore di cammino.
- Tempo di percorrenza: 5 ore
- Segnavia: segnato rosso e n 209
Da Gambarie al Mausoleo di Garibaldi l'itinerario è detto Sentiero Rosso (segnavia rosso e n 209, tempo 5 ore per l'andata e il ritorno). Procede senza presentare difficoltà per pinete e faggete, che a volte lasciano spazio a caratteristiche radure in cui d'estate predominano il verde delle felci e il giallo delle ginestre. Lungo la via non mancano ruscelli e sorgenti. Si parte dalla statale 183, a qualche centinaio di metri da Gambarie, e si scende fino alla fiumara Saltolavecchia; la si attraversa e si prosegue fino ad arrivare nei pressi di Piano Vadi. Da qui si scende gradualmente a valle finchè non si giunge, vicini Serra Petrulli, in una pineta secolare dove i soldati piemontesi ferirono Garibaldi e dove oggi il Mausoleo custodisce alcuni cimeli che ricordano l'eroe.
A circa un chilometro, offrono ristoro varie trattorie
- Tempo di percorrenza: 5 ore
- Segnavia: segnato verde e n 210
Il percorso che va da Gambarie a Monte Basilicò è chiamato Sentiero Verde (segnavia verde e n 210, tempo 5 ore per l'andata e il ritorno). Il monte, le cui pendici si colorano di verde in primavera, regala all'escursionista un silenzio assoluto e una luce irreale. Il sentiero inizia dalla statale 183, a 200 metri da Piazza Mangeruca, e dopo un po' sale a destra per i versanti di Monte Scirocco. Prosegue in salita verso Monte Nardello, quindi dopo l'Ostello della gioventù si dirige a destra per percorrere interamente il Monte Basilicò, regno incontrastato di faggi e abeti. A valle, vicino Tre Aie, il percorso ha termine in una strada sterrata che riporta a Gambarie.
Nell'Aspromonte grecanico sta rinascendo un cammino che ebbe un certo successo venti anni fa, il Sentiero dell'Inglese, da Pentedattilo a Staiti in 7 giorni di cammino, 115 Km totali. Si chiama così perchè ripercorre i passi che nel 1847 il viaggiatore e pittore inglese Edward Lear raccontò nel suo diario di un viaggio a piedi, racconto dei suoi vagabondaggi nel sud della Calabria, pubblicato a Londra nel 1852. I suoi viaggi, non solo descritti ma anche illustrati da acquerelli, emanano una forte suggestione, in queste terre speciali, fatte di fiumare, coltivazioni di bergamotto e piccoli paesi che ancora conservano le tradizioni grecaniche.
Sito web: www.sentierodell'inglese.it
Il "Sentiero del Tracciolino", il cui percorso è posto a mezza costa lungo il fianco nord-est del monte è inserito all'interno dei percorsi naturalistici della Calabria e costituisce col suo itinerario a picco sul mare della Costa Viola, un richiamo per i turisti. Il sentiero del Tracciolino, sospeso fra il Tirreno e gli ultimi prolungamenti montuosi del Parco Nazionale dell'Aspromonte, attraversa uno dei tratti più integri e suggestivi della costa calabrese. Il percorso di trekking si inoltra tra i colori e i profumi intensi della macchia mediterranea e offre un panorama a dir poco spettacolare: all'orizzonte le Isole Eolie con il profil dello Stromboli in primo piano, a sud - ovest la possente sagoma dell'Etna oltre lo Stretto di Messina, e a nord la piana di Gioia Tauro, al di là della quale si staglia la sagoma di Capo Vaticano. Lungo tutto il Sentiero, si ammirano dall'alto romantiche cale e spiaggette incastonate come perle tra le falesie. Come quelle della Marinella, San Sebastiano, Cala del Leone e Cala Janculla, più volte insignita del titolo di Bandiera Blu e inserita da Legambiente fra le dieci spiagge più belle d'Italia.
Percorrere l'anello di Pietra Cappa significa catapultarsi nella Vallata delle Grandi Pietre dove giganti massi disegnano il versante est del Parco Nazionale d'Aspromonte. Un territorio aspro contraddistinto da fiumare, castagni millenari e grotte rupestri abitate fin dall'antichità dai monaci basiliani. Il versante orientale del Parco Nazionale d'Aspromonte è caratterizzato dalla presenza di enormi massi rocciosi dalle forme veramente curiose. La regina è di sicuro Pietra Cappa. Il monolite, al confine tra San Luca e Careri, è alto 140 metri e occupa una superficie di quattro ettari di terreno. Il suo nome ha origini antichissime. In alcuni documenti medievali è citata come pietra "Gauca" cioè pietra vuota. Un toponimo che contraddistingue tutta la vallata delle Grandi Pietre, piena di grotte frequentate nell'antichità da monaci basilani. Attorno alla nascita di Pietra Cappa ruotano numerose leggende. Quella più nota racconta che Gesù, arrivato ai piedi dell'Aspromonte insieme ai suoi discepoli, chiese loro di raccogliere dei massi per fare penitenza. Pietro raccolse solo un piccolo ciottolo e quando Gesù trasformò i massi raccolti in fumanti pagnotte capì la lezione. Lasciò lì quel sasso per ricordarsi del proprio errore e poi lo sfiorò con un dito facendolo lievitare così tanto fino a trsformarlo nel gigante masso. La storia del monolite è connessa anche al mistero dei Cavalieri Templari. Si racconta che la zona in cui si trova Pietra Cappa fosse la patria della Decima Legione Fretense, nella quale militava il legionario che trafisse con la lancia il costato di Gesù.
Per arrivarci due alternative:
- partire dal Casello di San Giorgio, lasciando la macchina a circa 3 Km;
- iniziare il sentiero dal paese di Natile Vecchio, facendo una sosta prima alle Rocce di San Pietro e poi proseguire verso Pietra Cappa.