Comune di San Ferdinando

San Ferdinando (San Ferdinandu in calabrese) è un comune italiano di 4626 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria in Calabria.

Si affaccia sul golfo di Gioia Tauro sulla costa tirrenica in territorio completamente pianeggiante, l’altezza massima sul livello del mare è di 44 metri. Il suo territorio è completamente compreso nella Piana di Gioia Tauro.

 

Informazioni:

Sito istituzionale:

www.comune.sanferdinando.rc.it

La Storia

San Ferdinando, deve i suoi natali alla mente illuminata di Vito Nunziante.

Generale dell’esercito delle Due Sicilie, molto apprezzato dal re per il suo coraggio, per le sue doti militari e strategiche. Fu anche imprenditore e favorì lo sviluppo economico e sociale di vaste aree del regno, tra cui la piana di Gioia Tauro che, ancora oggi, grazie al suo progetto, è la più fertile pianura della regione.

Arte e cultura

Le condizioni prima della bonifica

La piana che avrebbe successivamente ospitato la città faceva all’epoca parte del comune di Rosarno. Essa era di natura acquitrinosa e per questo motivo la popolazione veniva decimata dalla malaria. La situazione si aggravò dopo il terremoto del 1783, in seguito al quale si pensa che la piana fosse affondata di quasi un metro. Questo provocò anche cambiamenti nel flusso del fiume Mesima, che incrementò il ristagno dell’acqua, aumentando ulteriormente la malattia. A questo si aggiunsero gli anni di incuria determinati dalla difficile situazione politica in cui versava il regno. Quest’ultimo infatti, come il resto d’Europa, era stato interessato in un primo momento dall’ondata rivoluzionaria partita dalla Francia e poi al decennio napoleonico che si era concluso con la tragica sconfitta nella guerra Austro-napoletana. Nonostante queste vicissitudini fu possibile l’abolizione del feudalesimo, la cui strada fu aperta dai Borbone con la prammatica di Ferdinando IV del 1792 e successivamente, con Giuseppe Bonaparte, nel 1806, si ebbe la definitiva abolizione. Ciò comportò l’acquisizione, da parte del comune di Rosarno, delle terre possedute dai vari nobili che furono immediatamente cedute ai contadini. Durante il decennio napoleonico non si era fatto nulla per migliorare la vita dei contadini che si trovavano a coltivare terre paludose ed insalubri che non rendevano quasi nulla

Il ritorno dei Borbone

Con il definitivo ritorno dei Borbone, alla fine del 1815, l’interesse del governo alla bonifica di questi territori insalubri fece in modo che si affidasse un appalto della durata di cinque anni con la condizione che il progetto fosse finanziato dallo stesso privato. Infatti lo stato, stremato dai recenti avvenimenti, mancava delle risorse necessarie. E’ a questo proposito che il generale Vito Nunziante fece formale richiesta di voler assumere egli stesso l’onere dell’impresa.

Nel 1818 il generale ottenne l’autorizzazione, direttamente dal Re (Ferdinando I), e così iniziò il suo progetto di bonifica delle terre paludose della piana di Gioia Tauro e di realizzazione di un nuovo centro urbano. I lavori consistevano nell’arginatura del fiume Mesima (per più di un chilometro) in modo tale da impedirne l’esondazione, inoltre era necessario prosciugare i laghi e le paludi creando dei canali e dei riempimenti di terra. Nonostante la difficoltà dei lavori, per l’epoca imponenti, Nunziante confidava di portare a termine il contratto nel tempo stimato. In caso di successo gli sarebbero stati affidati i tre quarti della terra.

La manodopera

Venne emanato un bando pubblico a cui aderirono i lavoratori dei paesi vicini ed i primi coloni, a loro si affiancarono i cosiddetti “servi di pena”, condannati per delitti comuni ai quali rimanevano da scontare meno di quattro anni e che avessero dimostrato una buona condotta. Per ogni detenuto, come per gli altri operai, era previsto vitto, alloggio e salario.

Fine della bonifica e spertizione delle terre

Già nel 1822 la bonifica fu completata e si poté procedere alla spartizione delle terre che vennero affidate alla popolazione di Rosarno e dei paesi limitrofi, oltre che ai coloni della nuova città. Presto ai lavori di bonifica idraulica si affiancarono quelli di valorizzazione del territorio condotti anche con l’aiuto del botanico Gasparrini. Vennero introdotti il “sammaco”, la “robbia”, i gelsi (con il conseguente allevamento di bachi da seta), oltre che vigneti, agrumeti ed uliveti.

Nunziante introdusse, inoltre, numerose riforme economiche e sociali volte ad avvantaggiare la situazione di lavoro degli agricoltori.

Il centrourbano

Furono inizialmente erette piccole case coloniche ad un piano oltre che una chiesa ed una piazza. Data la grande affluenza di coloni provenienti dai paesi limitrofi il piccolo villaggio crebbe sempre di più, tanto da passare dai 105 abitanti del 1823 ai 1000 del 1831. In origine quando era ancora un piccolo borgo veniva chiamato “Casette” per via delle caratteristiche abitazioni. Successivamente, diventato un grande centro urbano, prese il nome di San Ferdinando, in onore del Re che aveva permesso lo sviluppo del territorio.

Nel 1891, durante la costruzione del tratto ferroviario Gioia Tauro-Nicotera, fu inizialmente previsto che la ferrovia sarebbe passata da San Ferdinando che avrebbe così avuto una stazione; successivamente il progetto fu modificato e la stazione portata a Rosarno.

Rimase frazione di Rosarno fino al 28 novembre 1977 quando, con legge regionale nº 28, San Ferdinando fu dichiarato Comune  autonomo.