Comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte

Sant’Eufemia d’Aspromonte è un comune italiano di 3773 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Territorio

Sant’Eufemia d’Aspromonte sorge a 452 m. sul livello del mare. Circa il 22% del suo territorio ricade nel perimetro del Parco Nazionale dell’Aspromonte, di cui rappresenta una delle principali porte di accesso.
La sua è una posizione strategica, trovandosi a 10 Km di distanza sia dal mare che dalla montagna, lungo la ex SS.112, nel tratto compreso tra i centri di Bagnara Calabra e Sinopoli. È a soli 40 Km di distanza da Reggio Calabria, mentre la ex SS.112 la collega con l’Aspromonte e con tutti i paesi dell’entroterra.

Informazioni:

Sito istituzionale:

santeufemiadaspromonte.asmenet.it

 

La Storia

Piuttosto incerte risultano essere le origini del paese. La presenza di tracce e di influssi greci nel dialetto, il toponimo Mistra, centro dell’antico abitato e nome di città greca, il culto per la protettrice Santa Eufemia Vergine e Martire, Santa originaria della Calcedonia, inducono a ritenere che i primi abitanti fossero greci.
Il centro si sviluppò per il sorgere di numerosi monasteri di monaci venuti in Calabria fin dal 368. Nei secoli successivi l’arrivo di numerosi gruppi di monaci basiliani favorì il sorgere di molti monasteri: di Sant’Oreste, Santa Eufemia, San Luca e San Bartolomeo, il più importante fra questi. Un documento storico trovato nell’archivio di Stato di Napoli dall’eufemiese Antonio Melardi ne attesta l’esistenza già nel 1102.
Le sue ricchezze attirarono l’interesse dei Ruffo di Sinopoli e il cenobio cadde sotto il loro dominio nel secolo XI. Il monastero fu distrutto dal terremoto del 1783. Restano i muri perimetrali, un portale con un capitello, un rudere detto “U Campanaru” e una fontana la cui acqua, dalla località Cellia, arrivava attraverso una condotta costituita da due tegole sovrapposte.
Sant’Eufemia patì la dominazione bizantina, normanna e sveva e le incursioni dei Saraceni. A tale proposito esiste, in località Meladoro, uno speco detto “Grotta dei Saraceni”.
Intorno al 1250 sorgeva la potenza della famiglia Ruffo con Tropeano Pietro, servo della casa Sveva, divenuto, con intrighi e maneggi, Conte di Catanzaro.
Successivamente, nel 1283, i Piani della Corona furono ancora teatro di battaglie tra gli Angioini e Pietro d’Aragona prima e Giacomo, Re di Sicilia, dopo. Queste terre, con la pace di Caltabellotta, tornarono agli Angioini, ma saranno ancora teatro di lotte tra Spagnoli e Francesi dal 1495 al 1503.
Il governo spagnolo aggravò con numerosi balzelli la situazione economica delle terre calabresi, inviando uno stuolo di rapaci funzionari. Fu un periodo ricordato come “Calabriae planctus” e lo strapotere dei nobili e la debolezza del governo di Napoli favorirono il banditismo.
Il paese, durante i secoli XVI, XVII, XVIII, fu casale di Sinopoli e subì la signoria dei Ruffo e solo nel 1790, con il sindacato di Vincenzo Panuccio, intentò e vinse una causa per liberarsi dal loro dominio. In seguito mutò il nome di Sant’Eufemia di Sinopoli in quello di Sant’Eufemia d’Aspromonte.
Nel corso degli anni, il paese subì la violenza di numerosi sismi. Nel 1783, con le fortissime scosse del 5 e 7 febbraio, venne quasi completamente distrutto: morirono 945 abitanti dei 3160 che contava, con un danno di 300 mila ducati. Sant’Eufemia prese parte ai moti del Risorgimento ed ebbe con Carlo Muscari, strangolato a Napoli nel 1800, il primo martire. Nel territorio del comune, sull’Aspromonte, il 29 agosto 1862 Garibaldi fu ferito dai soldati regi di Pallavicini. Sul luogo dello scontro sorge un monumento visitato dai turisti.
Il paese fu elevato a Pretura nel 1860, ma nel 1891 gli fu tolta la sede mandamentale. Il terremoto del 1894 distrusse 213 case e ingenti danni provocarono quelli del 1905 e del 1907. Il paese fu del tutto distrutto dal terremoto 28 dicembre 1908: morirono 839 persone dei 6.285 abitanti del tempo.
Gli eufemiesi furono allora aiutati dai milanesi, che costruirono numerosi gruppi di baracche e portarono soccorso in denaro e indumenti e costruirono una chiesa dedicata a Sant’Ambrogio.
La statua fu donata nel 1909 dal beato Cardinale Ferrari e la città di Milano donò la propria bandiera, croce rossa in campo bianco. Nel territorio del comune, in località Serro di Tavola, a metà degli anni ’80, è stato scoperto un fortino che gli studiosi dicono essere greco risalente al V – III secolo a.C. Un altro fortino sembra essere stato rinvenuto in una località detta “Acqua del Monaco” a un’altezza di circa 1400 m. sul livello del mare.
Un vaso di terracotta risalente al V secolo a.C. rinvenuto in località Vela dei piani d’Aspromonte, un altro reperto rinvenuto in località Macularia e un’ascia di bronzo inducono a credere che nella zona, forse, erano già allora presenti villaggi di contadini e di pastori dai quali in seguito si potrebbe essere sviluppato il paese di Sant’Eufemia.

Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

Chiesa di Maria Santissima delle Grazie

Le prime notizie sulla chiesa S. Maria delle Grazie si trovano nei verbali della visita pastorale del vescovo Del Tufo, datati 1586. Del 1728 è l’istituzione di una cappella intitolata ai SS. Cosma e Damiano, tuttora venerati nell’odierna chiesa, i quali nel 1848 saranno dichiarati Patroni. Nel 1753 fu fondata una Cappellania Corale, sotto il patronato del Conte di Sinopoli e Principe di Scilla, Ruffo. Crollato in seguito al terremoto del 1783, l’edificio fu ricostruito, subito dopo e nel sito attuale, da mastro Saverio De Angelis; nel 1785, per disposizione del vicario Pignatelli, venne elevato a Chiesa parrocchiale, al posto dell’antica matrice dedicata a S. Eufemia. Con decreto di Pio IX, nel 1867, fu istituito un altare privilegiato consacrato all’Immacolata Concezione, la cui Congrega era stata eretta agli inizi del XVIII secolo. La chiesa subì i danni del terremoto del 1894 e di quello del 1908; venne, quindi, ricostruita provvisoriamente in forma baraccata. Agli inizi degli anni Settanta venne costruito l’odierno edificio, benedetto da mons. De Chiara nel 1973.Per dotare la chiesa anche di un ingresso centrale (quello originario è dal lato sinistro della facciata, tramite un atrio recintato), è stato abbattuto un muretto e la grata trasformata in cancello.

Chiesa di San Giuseppe
L’attuale chiesa di S. Giuseppe sorge nel vecchio abitato, sul suolo dell’antica chiesa madre dedicata a Sant’Eufemia. Dopo il terremoto del 1783, la chiesa parrocchiale venne ricostruita altrove, mentre sulle rovine della vecchia sorse, ad opera di mastro Stefano Violi, una chiesa filiale dedicata al Rosario, Quest’ultima fu, a sua volta, danneggiata dal terremoto del 1894; riparata, venne poi distrutta da quello del 1908.
La chiesa fu ricostruita tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, sullo stesso sito di quella precedente.

Chiesa del Purgatorio
La chiesa viene citata per la prima volta nei verbali della visita pastorale del 1706. Distrutta dal terremoto del 1783, fu ricostruita, ma venne di nuovo abbattuta da quello del 1908. Anticamente era chiamata anche del Suffragio, perché sede della Confraternita aggregata all’omonima confraternita romana della chiesa del Suffragio.L’edificio attuale venne ricostruito, sullo stesso sito di quella distrutto, negli anni Venti del secolo scorso.Negli anni Settanta, venne rifatta ex novo la facciata.

Chiesa di Sant’Eufemia vergine e martire
La primitiva chiesa di Sant’Eufemia, di antica fondazione, pare fosse annessa al monastero omonimo, sorto, presumibilmente, alla fine del secolo XI. Divenuta chiesa matrice quando quest’ultimo cessò di esistere, fu abbattuta dal sisma del 1783, che distrusse interamente il vecchio abitato. In seguito, venne costruita in località Petto – il nuovo rione previsto per la ricostruzione del paese nella pianta dell’ing. Giuseppe Oliverio – una nuova chiesa dedicata alla Santa patrona, ma come filiale della chiesa di S. Maria delle Grazie, la quale fu poi elevata a parrocchia nel 1856, con Bolla del vescovo Mincione. Anche questo edificio fu distrutto dal sisma del 1908. L’attuale edificio venne costruito negli anni Settanta su progetto dell’arch.Tassotti. La ristrutturazione dell’interno nel 2000, ha riguardato soprattutto l’area presbiterale.

Chiesa di Maria Santissima del Carmine
La primitiva chiesa del Carmine fu costruita, in forma baraccata, subito dopo il sisma del 1908, con il contributo del Comitato Milanese. La chiesa attuale venne costruita intorno al 1970. Su progetto dell’ing. Ragonese, sono stati eseguiti i seguenti lavori: completamento della Cappella del Carmine, sistemazione della statua di S. Ambrogio e realizzazione dell’ambone. Sempre nel 1996, è stato rifatto il tetto. Nel 1997 la chiesa è stata abbellita con due vetrate istoriate.

Luoghi di interesse artistico-culturale
Museo della civiltà contadina
La raccolta, ospitata nell’ex macello comunale risalente al primo ‘900, è distribuita lungo un percorso museografico nel rispetto degli spazi architettonici.
Sono presenti reperti dell’artigianato aspromontano, suppellettili della casa, attrezzi per la lavorazione dei campi, strumenti di musica popolare ed un ampio settore relativo alla trasformazione delle fibre vegetali e della seta, con l’esposizione di costumi, capi d’abbigliamento, coperte e tovaglie varie. L’illustrazione è affidata ad alcuni pannelli fotografici e didascalici, utilizzati contemporaneamente a definire gli spazi espositivi.

Mausoleo di Garibaldi
Ricostruito nel 1965 in sostituzione del precedente (realizzato nel 1882 e ristrutturato nel 1907), il Mausoleo sorge in località “Forestali”, teatro il 29 agosto 1862 dello scontro tra le truppe piemontesi del colonnello Emilio Pallavicini e i volontari in camicia rossa che al seguito di Garibaldi intendevano liberare Roma dal giogo papale, due anni dopo l’impresa dei Mille. Oltre ai resti dei cinque soldati e dei sette garibaldini caduti nel corso della battaglia in cui l’eroe dei Due Mondi rimase ferito, il Mausoleo conserva anche cimeli d’epoca.

Serro di Tavola
L’area in cui ricade il fortino di Serro di Tavola è stata riconosciuta dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria “zona di interesse archeologico”. Il fortino, un terrapieno rettangolare rialzato rispetto alla quota del terreno circostante, risale al VI-V secolo a.C. e si trova in una posizione strategica per il sistema viario dell’antica Reghion, snodo di collegamento tra la Piana di Gioia Tauro e la polis calcidese.

Fontana Nucarabella
La fontana denominata Nucarabella è un’antica fontana risalente al XIX secolo, situata presso il rione Paese Vecchio nel comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte. La zona, come la fontana, prende il nome da un’antica storia d’amore consumata in questa antica zona dove, un tempo, risiedevano le famiglie più in voga del paesino aspromontano tra le quali c’era quella della giovane Clementina. Le donne, a quel tempo, potevano solamente uscire nelle occasioni religiose e quindi la ragazza rimase molto sorpresa dalla visita di un giovane contadino che, vestito con abiti da festa, si presentò nella casa del nobile per offrire alla famiglia un paniere di ciliegie. Clementina rimase subito colpita dal quel giovane che era semplice ma allo stesso tempo molto affascinante soprattutto per le differenze sociali e culturali che questo possedeva e chiese al contadino di poter andare insieme a cogliere quelle succulente ciliegie.
Col passare del tempo i due cominciarono a frequentarsi e le differenze sociali si annullarono dinanzi al loro amore puro, genuino, vero; questi si incontravano sotto un albero di noci che nel dialetto eufemiese si dice “nucara” e proprio dall’espressione detta dal giovane all’amata: “Questa nucara è beddha comu a tia” è nato il nome che tutt’ora possiede la fontana e la zona nella quale si trova. Quando Clementina disse alla madre di essere in dolce attesa ella cercò di affrontare il padre della ragazza che decise, controvoglia, di accettare le nozze della figlia con il giovane e questa vicenda mette in luce come l’amore sia in grado di andare contro le differenze sociali, abolendole completamente anche nella società ottocentesca molto rigida per seguire le convenzioni sociali.
(La storia relativa a questa fontana, è stata curata da alcuni alunni del liceo scientifico e delle scienze umane di Sant’Eufemia d’Aspromonte nell’ambito del progetto FAI (Torneo del paesaggio) nell’anno scolastico 2018/2019 con l’obiettivo di valorizzare e riscoprire luoghi legati all’acqua, sorgente di vita).

Ruderi monastero San Bartolomeo
Un documento storico trovato nell’archivio di Stato di Napoli dall’eufemiese Antonio Melardi ne attesta l’esistenza già nel 1102. Successivamente le sue ricchezze, frutto del lavoro dei monaci e degli abitanti, attirarono l’interesse dei Ruffo di Sinopoli e il cenobio cadde sotto il loro dominio nel secolo XI. Il monastero fu distrutto dal terremoto del 1783. Oggi sono visibili i muri perimetrali, un portale con un capitello, un rudere detto “U Campanaru” e una fontana la cui acqua, proveniente dalla località Cellia, arrivava attraverso una condotta rudimentale costituita da due tegole sovrapposte

Viadotto dell’ex ferrovia tratta Gioia Tauro-Sinopoli
Lo storico ponte in ferro di Sant’Eufemia d’Aspromonte, lungo la dismessa linea delle ex Ferrovie Calabro Lucane Gioia Tauro – Palmi – Sinopoli, rappresenta ormai da quasi un secolo un simbolo per la comunità di S. Eufemia. Il 30 giugno 2015 Ferrovie della Calabria ha emesso un bando pubblico per la sua demolizione, al fine di poter risparmiare sulla sua futura manutenzione.
Rarissimo esemplare di archeologia industriale degli anni ’20, la sua importanza deriva sia da caratteristiche estetiche che tecniche. Tale viadotto in ferro risale infatti alla fine degli anni ’20 e costituisce un simbolo di quello che resta della dismessa tratta Gioia Tauro – Sinopoli, che tra Palmi e Sinopoli venne aperta al servizio nel 1928 e chiusa nel 1997. Collocato all’uscita di una galleria e perfettamente integrato con l’ambiente circostante, è famoso tra gli appassionati di ferrovie in tutta Italia e all’estero per le sue caratteristiche tecnico-costruttive, che fanno di questo ponte un esemplare unico per lunghezza e altezza nel panorama storico ferroviario Calabro-lucano e non solo (la maggior parte dei ponti, soprattutto sulle linee delle ex Ferrovie Calabro-Lucane era infatti costruita ad arcate in muratura, soluzione che si rivelò poco adatta in questo caso proprio in seguito alla elevata altezza rispetto al livello del fondo valle).
La demolizione di questo ponte, inoltre, andrebbe a compromettere in maniera non indifferente la fattibilità di un progetto, la cui proposta era stata portata all’attenzione dei media regionali da parte dell’Associazione Ferrovie in Calabria solo poche settimane fa, riguardante il riutilizzo del tratto di ferrovia tra Palmi e Sinopoli come ferrovia turistica con treni storici o come pista ciclabile (con l’uso di pannelli appositamente studiati per adattarsi al binario, con il doppio vantaggio di preservare il tracciato e di renderlo al contempo fruibile per il turismo ciclistico e naturalistico).
In una Regione come la Calabria, afflitta da gravi carenze a livello infrastrutturale, dove la cultura della mobilità ciclistica è indietro di anni rispetto al resto d’Italia e dove il turismo storico e naturalistico dovrebbe essere alla base dell’economia regionale, questo progetto si integrerebbe perfettamente con una politica del “fare bene”, nel pieno rispetto della storia e dell’ambiente.
La Sovraintendenza dei Beni Culturali, dal gennaio 2016 lo ha riconosciuto come archeologia industriale.