Terranova Sappo Minulio è un comune italiano di 434 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
In seguito al decreto del Presidente della Repubblica, firmato da Carlo Azeglio Ciampi e datato 28 luglio 2005, si può fregiare del titolo di “Città”.
Origini del nome
Il nome del borgo variò con il tempo da rocca di San Martino, San Martino al monte, Castrum Sancti Martini seu Terra Nova, Terranova di San Martino fino ad assumere il solo Terranova, talvolta accompagnato con “di Calabria” per distinguerla dalla Terranova di Sicilia. Il suffisso Sappo Minulio, che fu aggiunto con delibera comunale del 22 gennaio 1864, deriva dalla congettura del sacerdote locale Paolo Gualtieri (1582-1655) secondo cui il paese avrebbe occupato il sito di un’antica città greca denominata Sappo Minuli.
Informazioni:
Sito istituzionale:
www.comune.terranovasappominulio.rc.it
Il Territorio
Situata alla sinistra del torrente Marro, Terranova Sappo Minulio si trova tra Taurianova e Varapodio; l’altitudine del territorio varia in modo consistente dai 109 a i 325 metri sul livello del mare, l’escursione altimetrica complessiva risulta essere pari quindi a 216 metri.
Storia
L’antica città di Terranova trae il titolo più glorioso della sua grandezza dal ruolo che essa fu chiamata a svolgere, per un arco di 5 secoli, quale centro e cuore della piana.
Terranova fu con tutta probabilità fondata durante il periodo svevo e più precisamente durante il regno di Manfredi quale luogo fortificato nella Piana di San Martino, meglio nota come Piana di Gioa Tauro, e popolata da coloni provenienti dalla stessa San Martino, frazione del comune di Taurianova. Nel 1276 la cittadina contava all’incirca 780 abitanti, risultando già uno dei maggiori centri della Piana. Nel 1270 il re Carlo I d’Angiò ordinava di ripararne il castello, con tutta probabilità danneggiato da attacchi nemici. Nel 1283 il re stesso risulta presente presso il castello; nello stesso anno la rocca fu usata, temporaneamente, come carcere per i prigionieri provenienti da Gerace che era stata riconquistata. Nel 1305 viene elevata al rango di capoluogo di contea con primo feudatario l’ammiraglio Ruggero di Lauria. Nel 1354 vi viene fondato un convento diei padri Celestini. Nel 1365 il feudo di Terranova passa a Ruggero II Sanseverino quindi al figlio Roberto I (1364-1391) e poi al nipote di quest’ultimo Enrico, arrestato per debiti e poi decapitato in quanto coinvolto in una congiura. La contea fu quindi data in feudo a Battista Caracciolo come ricompensa per averne scacciato gli aragonesi. Tornate le terre alla corona in conseguenza della ribellione del Caracciolo furono date da Alfonso d’Aragona a Carlo Ruffo conte di Sinopoli. Restituita la contea successivamente al Caracciolo questa fu ereditata dal nipote Tommaso che fu incarcerato perché coinvolto nella congiura di Antonio Centelles. Le terre passarono quindi nel 1458 a Marino Correale e dopo la sua morte furono date come ricompensa, il 12 aprile 1502, a Consalvo di Cordova. In questo periodo Terranova fu coinvolta nelle guerre franco-spagnole per il dominio sul regno di Napoli.
All’inizio del Cinquecento a Terranova contava tra i 4.800 e i 6 000 abitanti. Dopo aver raggiunto un importante posizione culturale ed economica nella prima Età Moderna, Terranova conobbe una progressiva fase di declino dovuta a frequenti terremoti ed altri disastrosi eventi naturali che decimarono la popolazione a meno di un ventesimo nel 1783, anno del più catastrofico sisma che la storia calabrese abbia tramandato insieme a quello del 1908. Si ridisegnò la pianta della città e si convinse la popolazione a spostarsi nell’odierna frazione Canoro. Da qui Terranova ripartì e conobbe una fase di rinnovata crescita economica e culturale che si arrestò bruscamente con l’avvento del fascismo: i malcontenti popolari indussero il governo del tempo a operare forti repressioni e ad aggregare quello che ormai era un piccolo centro ai confinanti Jatrinoli e Radicena per dar vita a Taurianova. Solo nel 1946 Terranova Sappo Minulio riacquistò la propria autonomia, ricevendo nel 2005 anche il titolo di “Città” per Decreto del Presidente della Repubblica.
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Monumenti e luoghi d'interesse
Nel corso degli anni, a partire dalla sua edificazione (che risale agli anni successivi al terremoto del 1783), ha subito numerosi rimaneggiamenti, conseguenza anche di danni provocati dai sismi del 1894, del 1905 e del 1908.
Fino ai primi del Novecento il santuario del Crocifisso era, a tutti gli effetti, un modesto tempietto lungo circa dieci metri e largo sette con un'abside di tre metri per quattro di larghezza, per un'altezza di circa sette metri e mezzo, fra l'altro aperta al culto soltanto nei novenari precedenti le festività del 3 maggio e del 14 settembre e nei venerdì di marzo per l'esercizio della Via Crucis.
Interventi successivi hanno modificato la capienza del santuario ed anche l'originario stile architettonico della facciata. Importanti, soprattutto, i lavori di consolidamento avviati nel 1962 e portati a compimento nel triennio seguente.
Sull'altare maggiore del santuario, in una artistica pala all'interno di una nicchia, si custodisce una statua lignea di Gesù Crocifisso nero, risalente al XVI secolo, venerata con festeggiamenti annuali ricorrenti in data 2 e 3 maggio.
La Chiesa di Maria Santissima Assunta fu costruita dopo il terremoto del 1783. Si sono succeduti interventi di consolidamento anche successivi per riparare danni conseguenti alle scosse sismiche del 1894, del 1905 e del 1908.
Assieme alla Chiesa di Sant'Elia, ubicata nella frazione Scroforio, oggi costituisce la parrocchia di Maria Santissima Assunta e Sant'Elia.
La chiesa, affiancata da un campanile, presenta un interno a tre navate. All'interno vi si conservano importanti opere d'arte:
• la scultura in marmo di Santa Caterina d'Alessandria, opera di Benedetto da Maiano;
• alcuni frammenti dell'altare Correale di Terranova comprendenti una Testa di cherubino e una Madonna con il Bambino, detta "Madonna della Neve, con i simboli degli evangelisti Marco e Matteo;
• la lastra tombale mutila di Roberto I di Sanseverino;
• la lastra marmorea con la figura a bassorilievo del gentiluomo Giulio Celano;
• un bassorilievo su lastra marmorea raffigurante san Pietro Celestino, ovvero Pietro da Morrone, eletto papa a seguito del Conclave di Perugia del 1294 con il nome di Celestino V e rinunciatario dopo solo cinque mesi di pontificato. Si tratta di opera di bottega marmoraria napoletana del XIV secolo, probabilmente proveniente dal Convento dei Celestini che si trovava nell'antico insediamento di Terranova;
• lo stemma del Convento dei Celestini.
• Inoltre sono custoditi notevoli argenterie e paramenti sacri del XVII secolo.
La torre dell'orologio di Terranova Sappo Minulio è un manufatto in mattoni "a vista", prodotti nell'antico e rinomato ceramediu (fabbrica di laterizi) di Terranova Sappo MInulio, una torre progettata dal geometra Antonino Pellicano Loschiavo di Radicena. La torre viene completata ed inaugurata nel 1902, dopo importanti lavori di bonifica, di consolidamento e di livellamento della zona circostante. Su uno dei lati della torre è collocato il bassorilievo-lapide, in stile liberty, in onore dei Caduti della prima guerra mondiale, opera dello scultore Ermanno Germanò, che ha lavorato a Roma nello studio di Ettore Ximenes e Mario Rutelli. La Torre dell'orologio è stata dotata del "meccanismo dell'orologio" realizzato da una nota fabbrica specialistica del settore di Lagonegro. Le campane per scandire le ore sono state acquistate, circa mezzo secolo dopo.
Nei piccoli centri agricoli meridionali, la costruzione della torre dell'orologio non risponde soltanto a finalità architettonico-estetiche o urbanistiche, ma assolve ancor più a necessità di carattere pratico nel periodo di fine Ottocento ed inizi del Novecento (ad esempio, la ripartizione degli scoli della "pubblica fontana", la scansione dei tempi della giornata lavorativa nei campi, ecc.).
Passeggiando per Terranova S.M. si possono ammirare alcuni palazzi nobiliari come Palazzo Pigneti e Palazzo Zito che a partire dai primi anni dell’800, furono fatti costruire dalle famiglie più in vista della zona, in conseguenza del terremoto del 1783 che rase quasi al suolo l’antica Terranova. Dell’intero patrimonio edilizio rimase ben poco. Dopo il terremoto, nel 1785 fu redatta da Pietro Galdo una pianta topografica che nel 1788 fu sostituita da Galdo De Cosiron con la costruzione delle case palaziate (ovvero case con più stanze con pianterreno e primo piano).
La particolarità di queste abitazioni è rappresentata dall’ingresso adorno da interessanti portali di pietra frutto delle maestranze locali le cui botteghe sono rimaste quasi sempre anonime. Anticamente, quando non esistevano materiali adatti a sopportare tensioni di trazione, i portali venivano costruiti ad arco in pietra o in mattoni composti in conci.
Il punto più alto o chiave di volta di solito recava lo stemma nobiliare decorato con simboli araldici di facile comprensione. In Via Roma 19,Via Roma 66,Via Piave 11 e L.go Trinità 12, i portali in pietra sono rimasti a testimoniare il passato, la civiltà architettonica scomparsa, ed il modo di lavorare degli scalpellini che ci hanno preceduto. Questi portali sono caratterizzati dalla medesima struttura ed armonia decorativa. L’arco di ingresso è costituito da basi poggianti o piedritti scolpiti con motivi a losanga, mentre le pietre tagliate a diamante sono disposte in maniera radiale verso il centro decorato con uno stemma ricco di volute.
Si tratta di una fontana monumentale di buona fattura in pietra, realizzata da maestranze locali e databile fine Ottocento, una costruzione successiva alla canalizzazione ed alla conduzione in centro delle acque della sorgente Certara. È conosciuta meglio, in paese e nei dintorni, come 'U quattru canali, dal numero delle fontane che ne adornano i quattro lati.