Monasterace è un comune italiano di 3366 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
Origini del nome
Il nome di Monasterace sembrerebbe derivare dal greco Μοναστηράκι (Monastiràki, ovvero piccolo monastero). Qui una volta vivevano i monaci pescatori, che mandavano il frutto della loro opera alla vicina Cattolica di Stilo e all’Abbazia di San Giovanni Therestis.
Informazioni:
Sito istituzionale:
www.comune.monasterace.rc.it
Il Territorio
Il territorio di Monasterace si eleva dal livello del mare, dove si trova la frazione Marina, fino a 177 metri s.l.m. Il nucleo urbano principale è posto a 138 metri s.l.m. Sorge in corrispondenza della Punta Stilo, una lieve protuberanza costiera limitante a sud il Golfo di Squillace, che in passato, sulla base di testimonianze letterarie e di indagini geologiche, era ben più pronunciata così come rappresentato dalle indagini di archeologia subacquea che hanno rilevato il netto prolungamento del promontorio in mare in età magnogreca.
Su una collina a circa 2 chilometri dalla costa sorge il nucleo storico del paese, Monasterace Superiore, (oggi Monasterace Centro o Borgo) sormontato da un castello di origini almeno medievali.
Storia
Una leggenda narra che, nell’VIII secolo d.C., Caulone figlio di Cleta, la madre di latte della regina delle Amazzoni, approdò qui all’altezza del Faro di Monasterace e fondò una città che prese il suo nome.
La florida cittadina greca si espandeva nell’attuale territorio di Monasterace Marina, dal promontorio Cocinto, dove oggi si trovano i resti dell’antico Tempio Dorico, fino ai colli del Tarsinale e Contrada Lambrosi.
La distruzione di Kaulon da parte dei romani, e una conseguente epidemia che si si diffuse nella zona costiera, generò la costruzione di insediamenti sulle alture, e di conseguenza, la nascita della Monasterace Superiore. Gli abitanti dell’epoca cercarono immediatamente di sfruttare la conformazione del territorio, che avrebbe consentito una valida difesa dalle incursioni nemiche, e costruirono il castello medievale, le cui origini risalgono all’XI secolo. La fortezza dalla struttura quadrangolare, nel corso degli anni fu soggetta a modifiche e ampliamenti: della costruzione originaria permangono solamente il ponte d’accesso in pietra e qualche resto della cinta muraria, mentre l’attuale installazione risale al ‘500. Durante la dominazione normanna Monasterace divenne un Kastron di Stilo, un luogo munito, cioè adibito alle incombenze difensive in virtù della morfologia del suo territorio. In seguito, passò sotto il dominio del misterioso Ordine dei Cavalieri dei Templari, e in un secondo tempo sotto il controllo angioino. In epoca moderna il borgo, come tanti altri centri calabresi, risentì dei reiterati eventi sismici, che pur avendone cambiato profondamente il tessuto sociale non furono però in grado di mutarne l’identità originaria che tutt’oggi si manifesta durante i momenti celebrativi delle principali tradizioni locali.
Scoprire Monasterace
L’ingresso della Monasterace Superiore è caratterizzato da 3 porte antiche: La Porta Marina, definita la principale, la Porta “Tripu”, e la Porta a sud.
Varcando la soglia si respira ancora la magica atmosfera di un borgo medievale. Un labirinto di ripide viuzze e piccole case, una addossata all’altra, costruite intorno alla maestosa fortezza, danno il via a un itinerario emozionale, ricco di scorci e di storia. L’accoglienza e la gentilezza della gente del posto sono in grado di addolcire la passeggiata nel borgo, che ha tante bellezze tutte da scoprire. Tra queste spicca il castello di origine medievale, anticamente adibito alla difesa del paese dagli attacchi bizantini. Altra tappa obbligata di questa passeggiata è la chiesa Matrice, ubicata in Piazza Duomo e risalente ai primi decenni del ‘700, da non perdere anche la Chiesa di San Nicola di Bari, di fine ‘600.
Spostandosi nel territorio antistante, Monasterace Marina, si ha la fortuna di conoscere la storia dei popoli che hanno abitato l’antica Kaulon, grazie al parco archeologico a ridosso della spiaggia, che custodisce delle significative testimonianze. Tra le abitazioni visitabili, si distingue la nota “Casa del Drago”, che prende il nome dalla decorazione a mosaico policromo (attualmente custodito nell’adiacente Museo archeologico), che in epoca antica si trovava sulla soglia di uno degli ambienti. Di particolare interesse sono le rovine del Tempio Dorico del V secolo a.c. di cui permane ancora il basamento.
La visita al parco può essere integrata con una tappa al Museo Archeologico dell’Antica Kaulon, dove sono conservati dei reperti subacquei che costituiscono delle tracce rarissime, sia per le dimensioni che per il loro stato di conservazione. Parte integrante dell’antica colonia fu il faro di Punta Stilo, che spicca sull’omonimo promontorio.
Alla parte più antica della Monasterace Marina, si contrappone il moderno centro turistico caratterizzato da un ampio lungomare parallelo alle chilometriche spiagge del paese. Qui le acque ioniche dal colore blu intenso si infrangono su un tratto di costa ricco di numerosi stabilimenti balneari e attività ristorative dove poter sperimentare le specialità culinarie locali.
Monumenti e luoghi d'interesse
L'identificazione dell'antica colonia di Kaulon con l'area compresa tra Punta Stilo e l'abitato di Monasterace Marina, si deve all' archeologo Paolo Orsi che nel 1890 rinvenne in prossimità della spiaggia, i resti di un monumentale tempio dorico, del quale purtroppo rimane solo il basamento in blocchi di arenaria.
Oggi l'area archeologica di Monasterace Marina, ruota attorno al grande tempio dorico. Il sito archeologico ingloba anche alcune zone immediatamente fuori il circuito murario dello stesso, situate in località sostanzialmente attigue.
Tra i siti archeologici più interessanti della Calabria, per le vicessitudini storiche e per la posizione di intermezzo tra le antiche e rivali colonie di Kroton e Lokroi, quello di Monasterace si estende oltre il tempio dorico.
Infatti a 200 metri a sud-ovest rispetto del circuito murario, sorgeva il santuario della Passoliera, di cui Paolo Orsi rinvenne solo alcune terrecotte architettoniche pertinenti a diverse fasi comprese tra il VI ed il V secolo a.C. Da quest'area però provengono anche alcuni frammenti ceramici del VIII secolo a.C. che confermerebbero la cronologia della fondazione dell'antica Kaulon.
Molto più consistenti invece i resti del grande Tempio dorico del V secolo a.C. il cui basamento in arenaria è ben conservato. L'edificio, lungo 41 metri per 18,20 di larghezza, con peroptero in antis (6 x 14 colonne), era provvisto di una cella con pronao, opistodomo e scale di accesso al tetto. La copertura era di tegole in marmo di Paros. Intorno si vedono i resti di una gradinata per gli altari e del muro del temenos.
Nell'area archeologica di Monasterace Marina, sono evidenti resti dell'abitato di Kaulon, che aveva impianto ortogonale con le plateie disposte parallelamente alla linea di costa.
Tra le abitazioni dell'area archeologica si segnala cosiddetta Casa del drago, scoperta nel 1960 e munita di uno splendido mosaico policromo figurato con mostro marino che ne decorava un ambiente. Il mosaico è ora esposto presso il MAK – Museo Archeologico di Kaulonia.
Nei dintorni dell'area archeologica, in contrada Fontanelle di Monasterace Marina, sono visibili gli avanzi di una villa romana del I secolo a.C.
Grazie ai ritrovamenti archeologici, è stato aperto il Museo Archeologico di Monasterace che contiene al suo interno, un numero consistente di reperti. Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale della Calabria.
Il Museo, posto a monte della SS 106 e alle spalle del Parco, documenta e illustra la città tramite un percorso che racconta l’abitato, le aree sacre e le necropoli. Tra i manufatti, spiccano gli inestimabili elementi di armature e gli ex voto derivanti dal tempio dorico. Una testimonianza di grande importanza scientifica è la tabula bronzea iscritta, "Tabula Cauloniensis", con dedica a Zeus in alfabeto acheo (470-460 a.C.).
Composto da 7 sale, la prima delle quali mostra reperti della fondazione della città di Kaulon tra cui 3 corredi tombali, una incinerazione di località Bavolungi di Stilo e un corredo tombale di località Franchi di Stilo. Sono presenti anche dei Khantaroi di tipo Itaca, materiale dell'Eubea ed acheo. La seconda espone i corredi della necropoli dell'area di nord-ovest di Kaulon al di fuori delle mura con reperti risalenti tra il VI ed il IV secolo A.C. tra cui di attività produttive. Nella terza sala c'è il materiale trovato nel santuario di Punta Stilo, tra cui anche la Tabula Cauloniensis in bronzo, il più lungo testo scritto acheo in Italia risalente al V secolo A.C. Nella quarta sala è allestita la ricostruzione del recinto e delle terme ellenistiche di "Casamatta". La quinta sala mostra i reperti dei resti delle case dell'area San Marco e il mosaico del Drago. La sesta sala è dedicata alla ricostruzione di una casa di Kaulon ed infine nella settima c'è la ricostruzione del santuario di Passoliera nonché rocchi di colonne frutto di rinvenimenti subacque
Il Castello di Monasterace Superiore è un interessante esempio di architettura fortificata a base quadrilatera con bastioni pentagonali ai vertici, il cui impianto risale alla fine del XVI secolo su originaria fondazione medievale. L'opera ha subito nel tempo numerose manomissioni ed aggiunte, soprattutto nel XX secolo.
Fu di proprietà dei principi Caracciolo fino al 1464, poi passò di mano agli Arena Concublet che, dopo pochi anni, lo vendettero a Guglielmo Monaco, per passare successivamente nel 1486 a Silvestro Galeota. Rimase in possesso della sua famiglia col titolo di principi di Monasterace fino al 1654. In seguito passò di proprietà diverse volte: prima al maestro di Campo Carlo della Gatta, a Giacomo Pignatelli, a Barbara Abenante, al marchese Perrelli, ai Tomacelli, ai Marcucci, al barone Oliva, ed infine nel XX secolo arrivò la famiglia del barone Scoppa di Francia che nel 1919 lo vendette al cavalier Giuseppe Sansotta che divise la proprietà in più parti per poi rivenderle a diverse famiglie, che con ristrutturazioni e rifacimenti motu propriu ne modificarono l'aspetto senza alcun criterio di restauro, bensì di vivibilità e praticità.