Comune di Cardeto

Cardeto (Carditu in dialetto reggino, Kopoito, Cardito in greco di Calabria) è un comune italiano di 1.372 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

L’abitato è situato sulla sponda destra del torrente Sant’Agata e presenta una caratteristica struttura a gradinata.

Informazioni:

Sito istituzionale:

www.comune.cardeto.rc.it

La Storia

Le origini dell’antico centro pre-aspromontano, che deve il suo nome alla pianta del cardo (lat. carditum “luogo di cardi”) o, come sostengono altri, al cardo romano, probabilmente vanno ricercate tra i secoli X e XI. In quel periodo, infatti sotto l’imperatore Basilio I, la sede vescovile di Reggio fu elevata a “Metropoli dei possessi bizantini dell’Italia meridionale”, il che le permise di diventare il nucleo principale della chiesa grecanica meridionale, meta di un continuo afflusso di monaci basiliani, di cui ne ritroviamo traccia nell’antico monastero femminile di Sant’Andrea di Mallamaci – poi divenuto Santa Maria di Mallamaci – in località Mallemace o nell’abbazia di S. Nicola di Foculica in località Badia. L’altra ipotesi afferma che il paese ospitò i primi abitanti quando i bizantini, intorno all’anno 1000, per fronteggiare al meglio la minaccia araba fecero erigere varie fortificazioni nell’entroterra delle città edificando delle kastre, detti anche motte, tra le quali ricordiamo la vicina Motta Sant’Agata di cui Cardeto fu casale fino al 1783 (da qui l’odierna divisione del paese in “Sopra Casale” e “Sotto Casale”). Probabilmente furono gli stessi agatini che in cerca di un luogo più sicuro per sottrarsi alle continue incursioni, spingendosi verso l’interno fondarono Cardeto.

A conferma di questa tesi ritroviamo in località Serra i ruderi di un’antica fortificazione, chiamata “torre saracena” dagli indigeni, che sarebbe servita agli “Agatini” come torre d’avvistamento, vista anche la posizione strategica dalla quale si gode di un’ottima vista sullo stretto, per prevenire i continui assalti saraceni.

Alla data della prima rilevazione generale delle minoranze straniere, eseguita in sede di censimento subito dopo l’unità (1881), la totalità degli abitanti di questo villaggio veniva indicata come greca (doveva trattarsi peraltro di una generalizzazione fortemente anacronistica, se solo quarant’anni più tardi la sommersione della grecità vi sarebbe risultata completa e definitiva). A conferma di questa tesi, il linguista G. Morosi, nel 1873, constatava che: <<Una quinta colonia era Cardeto (Bova; Condofuri, con Amendolea e Gallicianò, suoi casali; Roccaforte, con Chorìo di Roccaforte; Rochudi o Rofudi, con Chorìo di Rochudi le altre quattro), nel territorio di Gallina, in fondo alla valle solcata dalla fiumara Sant’Agata; ma l’avito linguaggio, ancor vivo e vegeto a Bova e nelle terre circonvicine, è pressochè spento a Cardeto, dove soli due o tre vegliardi, e incompiutamente, lo serbano ancora>>. Al dialetto romaico cardetano, il Morosi, conferiva un’importanza ed una conservazione linguistica e fonetica superiore rispetto allo stesso idioma parlato nella Bovesia. Anche se oramai il greco di Calabria è scomparso da queste terre, molte sono le parole ed i toponimi che risentono dell’influenza grecanica.

Arte e cultura

Tradizioni e folclore

All’interno del paese opera un famoso gruppo folkloristico che si occupa di mantenere viva e far conoscere all’estero la tradizione musicale “cardola”.

Il gruppo “Asprumunti” di Cardeto, infatti, è uno dei più antichi e prestigiosi gruppi folkloristici della Calabria. Già nel 1928, l’attuale presidente onorario, Domenico Fedele, ballò alla presenza del Principe Umberto di Savoia, il quale rimase affascinato e trasportato dalla danza del piccolo ballerino.

Il gruppo vanta anche comparse in prestigiosi film degli anni cinquanta, come “Patto con il diavolo”, “Il brigante di Tocca Lupo” e Carne inquieta”. Negli anni più recenti è stato orgoglioso di vincere per due anni consecutivi (1999 – 2000) il “Festival Internazionale del Folklore” a Mattinata.

Ma la particolarità e la straordinarietà del gruppo “Asprumunti” si evidenzia soprattutto nel ballo: la “Ballata Cardoleda” testimonia oggi antiche memorie della civiltà magnogreca, ancora presente nell’area grecanica dell’entroterra aspromontano. A “Cardoleda” ha dunque origini che vanno ricercate nelle arcaiche radici della stanza greca.

Monumenti e luoghi d’interesse

A Cardeto e nella vallata della fiumara Sant’Agata è attestata la pratica del rito grecanico fino al 1700.

Il Santuario di S. Maria Assunta è un complesso composto da un ingresso, che ripropone la facciata tipica di alcune nostre chiesette settecentesche, con porta d’ingresso ad arco e campaniletto centrale che, in questo caso, al posto della campana, presenta una statuina della Madonna; da un monastero con annesso campanile; da un atrio rettangolare e da una chiesa orientata, senza abside, e dalla caratteristica tipologia della trullocamàra.

La navata è separata dal santuario, leggermente più stretto, da un gradino e da un arco a diaframma. All’interno dell’edificio un interessante altare a marmi policromi di scuola messinese della metà del Settecento custodisce la statua in marmo bianco della Madonna Assunta datata 1722. Il complesso è stato eretto sullo stesso luogo dove sorgeva il monastero femminile di S. Andrea, ricordato in una bolla di Papa Gregorio XIII del 1584 (forse anche nel Brèbion, del sec. XI). ed era in fase di costruzione nel 1618, durante la visita di Mons. A. D’Afflitto.

Fu quasi interamente distrutto dal terremoto del 1783. E’ stato rimaneggiato negli anni a venire e dal 1972 è retto dalle suore di S. Maria Bambina.

La descrizione della chiesa è di Sebastiano Maria Venoso è tratta da “Portpàtima” a cura di Alfonso Picone Chiodo, Edizioni Apodiafazzi 2015.