Comune di Riace

Riace (Riàci in calabrese e in greco-calabro) è un comune italiano di 1856 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria in Calabria.

Posto su un dosso a 7 km. dal mar Jonio, Riace è situato 300 metri sopra il livello del mare. Il  paese si sviluppa in due nuclei abitativi distinti: Riace Marina sul mare e Riace Borgo sulla collina. L’antico borgo conserva i tratti di città muraria con le porte d’ingresso.

Il comune è assurto agli onori della cronaca per il ritrovamento, nel 1972, di due statue bronzee di epoca greca, oggi note come Bronzi di Riace, adesso esposti nel museo nazionale di Reggio Calabria.

 

Origini del nome

Il nome deriverebbe dal greco-bizantino Ryaki ossia piccolo ruscello.

Secondo alcune teorie il toponimo potrebbe derivare da lingue del Medio Oriente, portate nell’estrema penisola italiana durante il 3° millennio. Come Reggio e Roghudi, Riace avrebbe la sua radice nell’Amarico ruha (respiro, vento) seguita da un suffisso indicativo di località (-ake,-adi). Riace potrebbe leggersi come “Ruha-ake” , il posto del vento. Strabone (Geografia VI, 7) spiega la denominazione di località vicine (il promontorio Zefirio, Capo Spartivento, e l’antico attributo di Locri, Epizefiria) con il frequente vento occidentale (zefiro) che caratterizza queste località, molto rilevante per un popolo di marinai.

Informazioni:

Sito istituzionale:

www.comune.riace.rc.it

La Storia

Il primo documento che parla dell’esistenza di Riace è del 1562 in merito alla morte del riacese Cristoforo Crisostomo e della sua probabile proclamazione a santo. La campana della Chiesa dell’Assunta riporta poi scritto: Hanc fundere fecit campanam Confraternitas s.mi Sacramenti, A.D. 1596. In quei tempi la città disponeva di una cinta muraria e di tre porte d’accesso: la Porta di Santa Caterina, la Porta di Sant’Anna e la Porta dell’Acqua. Nei pressi della costa, a 8 km fu edificata la Torre di Casamona per prevenire le incursioni turche, di cui se ne attesta la presenza dal 1583.

Tra ‘600 e ‘700

Nel 1640 la comunità di Riace ammonta a 400 persone. In questo periodo e fino al 1811 fece parte del regio demanio di Stilo in qualità di suo casale e ne seguì le sue vicende.

Nel 1756 si documentano 1001 persone presenti nel casale. Nel 1773 nella zona costiera di Riace fu edificata la Cappella di San Biagio, definito, oggi, monumento nazionale. Nel 1783 fu colpito da un terremoto che causò 1 morto e 20.000 ducati di danni.

Arte e cultura

Il paese dei Bronzi

Il 16 agosto 1972 Stefano Mariottini (un giovane sub dilettante romano) si immerse nel Mar Ionio, in località Agranci, a circa 200 metri dalle coste di Riace Marina e rinvenne a 8 metri di profondità le statue dei due guerrieri che sarebbero diventate famose come i Bronzi di Riace. L’attenzione del subacqueo fu attratta dal braccio sinistro di quella che poi sarebbe stata denominata statua A, unico elemento che emergeva dalla sabbia del fondo. Per sollevare e recuperare i due capolavori, i Carabinieri del nucleo sommozzatori utilizzarono un pallone gonfiato con l’aria delle bombole. Il 21 agosto fu recuperata la statua B, mentre il giorno successivo toccò alla statua A (che ricadde al fondo una volta prima d’essere portata al sicuro sulla spiaggia).

È pubblicata la denuncia ufficiale depositata il 17 agosto 1972 con Protocollo n. 2232, presso la Soprintendenza alle antichità della Calabria a Reggio, in cui Stefano Mariottini: «… dichiara di aver trovato il giorno 16 c.m. durante una immersione subacquea a scopo di pesca, in località Riace, Km 130 circa sulla SS Nazionale ionica, alla distanza di circa 300 metri dal litorale ed alla profondità di 10 metri circa, un gruppo di statue, presumibilmente di bronzo. Le due emergenti rappresentano delle figure maschili nude, l’una adagiata sul dorso, con viso ricoperto di barba fluente, a riccioli, a braccia aperte e con una gamba sopravanzata rispetto all’altra. L’altra statua risulta coricata su di un fianco con una gamba ripiegata e presenta sul braccio sinistro uno scudo. Le statue sono di colore bruno scuro salvo alcune parti più chiare, si conservano perfettamente, modellato pulito, privo di incrostazioni evidenti. Le dimensioni sono all’incirca di 180 cm.».

A recupero avvenuto, i Bronzi furono sottoposti a un lungo lavoro di pulitura e a delicate operazioni di restauro effettuate in più riprese. Da allora, tranne che per qualche breve periodo, la loro “casa” è sempre stata il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.

Le due statue furono probabilmente prelevate dai Romani dopo la conquista della Grecia e trasportati verso Roma con una nave che fece naufragio nel mar Ionio, presso la costa calabrese.
La statua A, detta anche Il Giovane o L’Eroe, attribuita allo scultore ateniese Mirone e datata 460-450 a.C, periodo di transizione tra lo stile severo e quello classico, mostra le evidenti tracce di una rigida impostazione delle spalle e del torace.
Era armato di un’asta che impugnava tra indice e medio, e che doveva toccare terra e scaricare parte del peso, e non indossava elmo, come si evince dalla capigliatura, rifinita anche sulla parte alta della testa. Misura 198 centimetri di altezza.
La statua B, detta anche Il Vecchio o lo Stratego, prodotta in tempi più recenti rispetto alla   precedente, risulta più moderna, sia nella lavorazione sia nello stile, grazie ad una composizione più armoniosa della posa, alla sinuosa congruenza tra l’inclinazione del bacino, alla posizione del torace leggermente inclinata e alla spalla destra abbassata. Si ritiene fosse armata di lancia, scudo ed elmo corinzio e raggiunge l’altezza di 197 centimetri.

I due Bronzi sono collocati nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, in una sala dotata di un sistema di controllo del clima, tale cioè da evitare l’innescarsi di nuovi fenomeni di corrosione.

Ogni statua è vincolata ad una struttura antisismica mediante un’asta d’acciaio verticale che sale lungo la gamba destra fino alle spalle dove uno snodo la unisce ad una barra messa orizzontalmente e poi collegata mediante cavi d’acciaio alla struttura antisismica di modo che ogni singola statua risulti saldamente ancorata al proprio piedistallo.

La meraviglia che si prova oggi entrando nella sala dei Bronzi è una sensazione che non si può descrivere con le parole, ma che deve essere sperimentata in prima persona.

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