Samo (Samu in calabrese e in greco-calabro) è un comune italiano di 742 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria in Calabria.
Samo è un piccolo comune montano che dista 91 km dal capoluogo ed è situato su una collina elevata del versante sud-orientale dell’Aspromonte, a nord della fiumara Laverde. Il nucleo abitativo originale, ormai diroccato, chiamato Precacore, era invece costruito in un zona più sopraelevata, essendo posto sui fianchi di una vicina montagna, molto più ripida e scoscesa, dal quale si accede attraverso uno stretto sentiero montano, recentemente restaurato ed illuminato ad uso sia delle processioni religiose, che si recano nell’antico borgo durante la festa del santo patrono, sia degli escursionisti che vogliono percorrere a piedi la montagna.
Origine del nome
l primo insediamento ebbe il nome di Samo in onore dell’omonima madrepatria greca; nel X secolo d.C., dopo che gli abitanti si rifugiarono sulle montagne per sfuggire alle scorrerie dei pirati saraceni, il nuovo paese si chiamò Palecastro, che in greco significa vecchia fortezza. Secondo un’antica tradizione, riportata dallo storico Vincenzo Tedesco, dopo il terremoto che nel 1349 distrusse Palecastro, una donna di nobile casato, che nella sciagura aveva perso il marito e i sette figli, esclamasse in preda al dolore: «Mamma, o mamma, nel vedere la mia città così distrutta mi crepa il cuore». Da ciò il nome del paese mutò dapprima in Crepacuore, poi in Precacore, rimanendo tale fino al1911, quando, dopo la ricostruzione post-terremoto del 1908, ritornò l’antico nome di Samo, che conserva tutt’oggi.
Informazioni:
Sito istituzionale:
www.comune.samo.rc.it
La Storia
Il paese secondo la tradizione sarebbe stato fondato nel 492 a.C. da coloni greci provenienti dall’isola di Samos(Grecia), scappati per sfuggire alle incursione dell’esercito del re Dario I di Persia, secondo quanto racconta Erodoto nel VI libro. I coloni arrivati sulla costa ionica, si dirigono verso l’interno, a ridosso della Fiumara La Verde, in località Rudina, nel territorio di Locri Epizefiri. Presto la città s’ingrandisce molto, estendendo i suoi confini da Capo Bruzzano all’odierna Gerace; costruisce un grande porto, che collega la città di Samo alle isole greche più vicine, in virtù dell’attività marinara, portuale e commerciale ha un notevole sviluppo sociale e culturale e diventa un crocevia importante nel cuore dello Ionio.
A causa delle invasioni dei Saraceni furono però presto costretti a scappare verso il monte Palècastro (in greco “antica fortezza”), dove fondarono la nuova cittadina, poi completamente distrutta dal terremoto del 1638. La leggenda narra che solo una casa rimase in piedi e la sua padrona, che sopravvisse alla sua famiglia, alla scoperta di così tanta desolazione lanciò un grido: “Mi crepa il cuore”. Crepacore fu quindi il nuovo nome della cittadina di Samo, poi diventato nel tempo e fino al 1911 Precacore. Nel 1908 un altro terremoto devastò questo nuovo borgo: tutti coloro che sopravvissero si spostarono poco più in là, dove da più di cento anni vi è l’attuale Samo, nome che ricorda le sue antichissime origini elleniche.
Oggi, il piccolo borgo di Precacore, conosciuto per i suoi resti di arte greco-bizantina, viene spesso visitato anche da stranieri, ed è stato recentemente restaurato.
In estate soprattutto, nel mese d’agosto, c’è un buon numero di cittadini di Samo che in compagnia di compaesani e qualche volta anche piccoli gruppi di stranieri, vanno con piacere a visitare e fotografare i vecchi sentieri che portano ai resti del vecchio luogo. Si usa pure celebrare la messa in onore del Santo Protettore con enorme partecipazione di fedeli.
Si ritiene che Samo abbia dato i natali al noto scultore Pitagora di Reggio, come sostengono alcuni storici del passato, come Protagora, e filosofi e scrittori come Aristarco, Epicuro, Cicerone e Tommaso d’Aquino [senza fonte]. Attraversa un periodo di decadenza dopo la seconda guerra punica. In seguito, durante la dominazione spagnola dei Borboni fu feudo dei Marullo.
Arte e cultura
Monumenti e luoghi d'interesse
Aree Naturali
Dall’abitato di Samo, a circa 12 km dalla SS106 ionica, è possibile effettuare un’escursione per raggiungere le maestose gole della fiumara La Verde, che si estendono per circa 3,5 km, con le alte pareti ornate da capelvenere (Capillus venus) e da rari esemplari di felci (Woodwardia radicans, Osmunda regalis e Pteris vittata).
Partendo dal piccolo paese di Samo, percorrendo a piedi qualche chilometro che dalla piazza centrale conduce al greto della fiumara La Verde, si può godere del panorama che si apre sui ruderi dell’antico centro di Precacore, l’originario insediamento rurale risalente all’età bizantina.
La fiumara è caratterizzata da un ampio letto ed è sovrastata da Ferruzzano antica e dalla fitta lecceta del Bosco di Rudina. Dal greto della fiumara si raggiunge un ponte, attraversato il quale, sulla destra, ci si ritrova di fronte ad alte pareti rocciose, i canyon aspromontani. L’ampio letto della fiumara, dopo circa 800 m, va restringendosi e le pareti che lo delimitano si avvicinano fino quasi a sovrapporsi e a serrare la fiumara in stretti meandri.
Lungo il percorso si succedono uliveti, leccete e zone con fitta vegetazione arbustiva, fino a giungere al primo strapiombo di Monte Palecastro, al quale seguiranno da un alto quelli di Giulia e di Ladro, dall’altro le nudi pareti di Serro Schiavone, Monte Schiavo ed Arioso.
Alla fine delle gole, la fiumara riprende tutta la sua maestosa ampiezza.
Dopo circa 150 m dalla fine delle gole, sulla sinistra inizia una mulattiera che risale verso Serro Schiavone. Si può decidere di proseguire l’escursione in salita per questa via, che consente ampie vedute panoramiche sulla fiumara La Verde dall’alto e ritorna sino al ponte (chiusura itinerario ad anello, più lungo), oppure si può ripercorrere l’itinerario al contrario, ripassando per le gole per raggiungere il ponte (andata e ritorno, più breve).
Le antiche tradizioni ancora vivono
Nella sua semplicità, Samo è una piccola cittadina che nasconde una bellezza incredibile. Al mattino ci si sveglia col profumo del pane e del formaggio fresco e con le donne che passano per le vie del borgo portando una cesta di viveri sulla testa, come si faceva un tempo. L’aria della genuinità si respira anche grazie all’antica tradizione della tessitura, portata ancora avanti con determinazione dalle donne del paese, che conservano gelosamente il loro telaio.
Il borgo in festa
Ogni 29 agosto a Samo si rispetta l’antica tradizione dei festeggiamenti a San Giovanni Battista della Rocca, patrono del paese. Una festa che ha origini antichissime e rispecchia la vecchia processione tra le vie di Precacore. Anche la statua del santo pare sia la stessa di anni fa e fautrice di numerosi prodigi.